Immuni è un’app creata per aiutarci a combattere le epidemie, a partire da quella del COVID-19.
Vediamo di seguito come funziona questa nuova importante App.
Togliamoci subito il pensiero e chiariamo che l’utilizzo dell’App non è obbligatorio e che:
Come è facile immaginare l’utilità dell’App è direttamente proporzionale al numero delle persone che la useranno. Si stima che una percentuale di installazione sotto il 60% della popolazione porterebbe a pochi vantaggi, come già sperimentato in altre nazioni, dove App di questo tipo sono utilizzate da molto più tempo.
Considerando però che l’App lavora a livello locale e non nazionale se in alcune provincie o regioni fosse utilizzata con una percentuale alta sarebbe comunque utile in quella località.
Da 2 Giugno l’app è disponibile e può essere scaricata sia dall’App Store di Apple che dal Play Store di Google.
I due sistemi operativi devono essere aggiornati per poterla utilizzare ma non preoccuparti sarà l’App Immuni stessa a controllare che tu abbia le ultime versioni installate.
Questo dettagli tecnico dipende dal fatto che Apple e Google hanno trovato un accordo sui protocolli da utilizzare per la privacy.
- L’app si propone di avvertire gli utenti potenzialmente contagiati il prima possibile, anche quando sono asintomatici.
- Questi utenti possono poi isolarsi per evitare di contagiare altri. Questo minimizza la diffusione del virus e, allo stesso tempo, velocizza il ritorno a una vita normale per la maggior parte della popolazione.
- Venendo informati tempestivamente, gli utenti possono anche contattare il proprio medico di medicina generale prima e ridurre così il rischio di complicanze.
Il sistema di notifiche di esposizione di Immuni mira ad avvertire gli utenti quando sono stati esposti a un utente potenzialmente contagioso.
Il sistema è basato sulla tecnologia Bluetooth Low Energy e non utilizza dati di geolocalizzazione di alcun genere, inclusi quelli del GPS.
L’app non raccoglie e non è in grado di ottenere alcun dato identificativo dell’utente, quali nome, cognome, data di nascita, indirizzo, numero di telefono o indirizzo email.
Immuni riesce quindi a determinare che un contatto fra due utenti è avvenuto, ma non chi siano effettivamente i due utenti o dove si siano incontrati.
Ecco per esempio le principali misure prese da Immuni per proteggere i nostri dati:
- L’app non raccoglie alcun dato che consentirebbe di risalire alla tua identità;
- L’app non raccoglie alcun dato di geolocalizzazione, inclusi i dati del GPS. I tuoi spostamenti non sono tracciati in alcun modo;
- Il codice Bluetooth Low Energy trasmesso dall’app è generato in maniera casuale e non contiene alcuna informazione riguardo al tuo smartphone, né su di te. Inoltre, questo codice cambia svariate volte ogni ora, per tutelare ancora meglio la tua privacy;
- I dati salvati sul tuo smartphone sono cifrati;
- Le connessioni tra l’app e il server sono cifrate;
- Tutti i dati, siano essi salvati sul dispositivo o sul server, saranno cancellati non appena non saranno più necessari e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2020;
- È il Ministero della Salute il soggetto che raccoglie i tuoi dati. I dati verranno usati solo per contenere l’epidemia del COVID-19 o per la ricerca scientifica;
- I dati sono salvati su server in Italia e gestiti da soggetti pubblici.
il codice con cui è scritta l’app Immuni è “open source” e disponibile su GitHub (il luogo virtuale dove gli sviluppatori di App rilasciano i codici delle applicazioni open source). La licenza è la GNU Affero General Public License version 3.
L’applicazione è di proprietà del Governo italiano ed è stata sviluppata dalla software house milanese Bending Spoons a titolo gratuito.
Nel momento in cui scrivo l’app è scaricabile da tutti ma attivabile sono in alcune regioni per un periodo iniziale di sperimentazione.
Quando descritto fino ad ora è il funzionamento generale. Se vuoi approfondire il dettaglio puoi andare in fondo al post.
Allora cosa ne pensi? Utilizzerai l’App? Lascia un commento e parliamone!
Approfondimento: Dettaglio di funzionamento dell’App Immuni.
Una volta installata e configurata su un dispositivo (A), l’App genera una chiave di esposizione temporanea. Questa chiave viene generata casualmente e cambia quotidianamente. L’App inizia anche a trasmettere un segnale Bluetooth Low Energy. Il segnale contiene un identificatore di prossimità mobile (ID_A1, assunto fisso in questo esempio, per semplicità). Questo è generato dalla chiave di esposizione temporanea corrente. Quando un altro dispositivo (B) che esegue l’App riceve questo segnale, registra ID_A1 localmente, nella sua memoria. Allo stesso tempo, A registra l’identificatore di B (ID_B1, assunto anche fisso in questo esempio).
Se l’utente di A in seguito risulta positivo per SARS-CoV-2, seguendo il protocollo definito dal Servizio sanitario nazionale, ha la possibilità di caricare sul server Immuni le chiavi di esposizione temporanea da cui lAapp Immuni può derivare gli identificatori di prossimità in movimento recentemente trasmesso da A (incluso ID_A1). Periodicamente, B controlla le nuove chiavi caricate sul server rispetto al suo elenco locale di identificatori. ID_A1 sarà tra quelli memorizzati. L’app avvisa l’utente di B che potrebbe essere a rischio e fornisce consigli su cosa fare dopo (ad esempio, isolarsi e chiamare il proprio medico di famiglia).
In pratica, quando si tratta di determinare se l’utente di B è a rischio, non è sufficiente scoprire che erano stati in prossimità dell’utente di A. Immuni valuta questo rischio in base alla durata dell’esposizione e alla distanza tra i due dispositivi. Questo è stimato dall’attenuazione del segnale Bluetooth Low Energy ricevuto da B. Più lunga è l’esposizione e più vicino è il contatto, maggiore è il rischio che si sia verificata una trasmissione del virus. I contatti che durano solo un paio di minuti e che si verificano a diversi metri di distanza saranno generalmente considerati a basso rischio. Il modello di rischio potrebbe evolversi nel tempo man mano che saranno disponibili ulteriori informazioni su SARS-CoV-2.
Bisogna notare che la stima della distanza è soggetta a errori. In effetti, l’attenuazione di un segnale Bluetooth Low Energy dipende da fattori come l’orientamento dei due dispositivi l’uno rispetto all’altro e gli ostacoli (compresi i corpi umani) che si trovano nel mezzo. Sebbene lo sfruttamento di queste informazioni sia probabilmente utile per aumentare l’accuratezza delle valutazioni di Immuni sul rischio di contagio, esiste la possibilità che si verifichino valutazioni errate.
L’identificatore di prossimità mobile che viene trasmesso dall’App viene generato da chiavi di esposizione temporanea casuali e non contiene alcuna informazione sul dispositivo, per non parlare dell’utente. Inoltre cambia continuamente, più volte ogni ora, proteggendo ulteriormente la privacy degli utenti di Immuni.
Per garantire che solo gli utenti che si sono effettivamente dimostrati positivi per SARS-CoV-2 abbiano caricato le proprie chiavi sul server, la procedura di caricamento può essere eseguita solo con la collaborazione di un operatore sanitario autenticato. L’operatore chiede all’utente di fornire un codice generato dall’App e lo inserisce in uno strumento di back-office. Il caricamento può avere esito positivo solo se il codice utilizzato dall’App per autenticare i dati corrisponde a quello inserito nel sistema dall’operatore sanitario.