Il mio collega è un’Intelligenza Artificiale

Vi racconto, a modo mio, come Sam Altman vede l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale.

Entro in ufficio, il mio collega ha già analizzato milioni di dati, elaborato strategie di mercato e stilato un piano operativo per la prossima riunione. Io sono ancora in attesa che il caffè si raffreddi.

«Buongiorno, Adam» dico per abitudine. Lui non risponde, ovviamente. Non ha bisogno di convenevoli. Sullo schermo appare il suo messaggio: Ho riassunto le proiezioni economiche dell’ultimo trimestre e identificato opportunità di investimento emergenti. Vuoi che le semplifichi?

Mi siedo alla scrivania, scorro i dati. L’AI ha individuato pattern che avrei impiegato settimane a notare. Secondo le sue stime, la crescita economica derivata dall’Intelligenza Artificiale supererà ogni previsione: Sam Altman, CEO di OpenAI, ha affermato che il costo dell’uso dei modelli AI diminuisce di dieci volte ogni anno, e che la loro intelligenza è proporzionale al logaritmo delle risorse impiegate per addestrarli. In pratica, la rivoluzione è esponenziale.

«Quanto tempo prima che l’AGI sia realtà?» chiedo, più a me stesso che a lui.

Difficile prevederlo con precisione. Ma entro un decennio, il livello medio di competenze individuali potrebbe superare quello delle persone più influenti di oggi.

Inquietante. O affascinante. Non so più distinguere la differenza.

Sono le 10 abbiamo la riunione con il team. Gli agenti AI sono ormai compagni di lavoro, colleghi virtuali che gestiscono compiti complessi e aumentano la produttività. Non prendono il nostro posto, almeno non ancora. Ci servono come estensioni, ma la supervisione umana è ancora necessaria. È come quando i transistor hanno rivoluzionato l’elettronica: nessuno se ne accorge all’inizio, poi il mondo cambia.

Dopo pranzo abbiamo un’incontro con altri colleghi per discutere di una proposta di Altman. Secondo lui, l’AGI (Artificial General intelligence) sarà il più grande strumento mai creato per supportare la volontà umana, accelerando il progresso scientifico e trasformando l’economia. Tuttavia, avverte che il passaggio dall’AGI alla Super Intelligenza (Artificial Super Intelligence) dovrà essere gestito con estrema cautela. Propone un approccio iterativo allo sviluppo, in modo che la società possa adattarsi gradualmente. Altman crede che l’IA possa democratizzare l’accesso alle risorse cognitive, ma sottolinea l’importanza di bilanciare sicurezza ed empowerment individuale attraverso meccanismi come il ‘budget computazionale universale’. Un’idea ambiziosa, forse utopica, ma il nostro compito è prepararci a questo futuro. Parla di un futuro in cui il potere computazionale sarà distribuito equamente, con risorse illimitate a disposizione di tutti. Un “budget computazionale universale” per garantire che nessuno venga lasciato indietro. Utopico? Forse. Ma il nostro ruolo è prepararci.

Adam mi interrompe con un nuovo report. Ha ottimizzato un algoritmo di previsione per la nostra divisione. L’energia, secondo i dati, sarà il prossimo grande ostacolo: Altman ha scommesso su Helion, la startup che si occupa di fusione nucleare, per fornire elettricità a 1 centesimo di dollaro per kWh. Tuttavia, le sfide ingegneristiche restano immense: Helion deve ancora dimostrare la sostenibilità dei suoi reattori a confinamento magnetico, ottimizzare il recupero dell’energia prodotta e scalare la tecnologia per la produzione e distribuzione massiva. La teoria è affascinante, ma la realtà ingegneristica è ancora un campo minato di incertezze. Siamo davvero vicini? Oppure la fusione è ancora una chimera?

Guardo Adam. Non ha occhi, non ha una voce, ma è la mia interfaccia con il futuro. E il futuro arriva inesorabile, che io sia pronto o meno.

Chiudo il computer. Per oggi basta così. Ma lui, il mio collega AI, non smetterà mai di lavorare.


Fonte: Sam Altman

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